Modelli 231 e riforma del “Terzo Settore”

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Importanti novità si registrano nella riforma organica del “terzo settore” introdotta dal Decreto legislativo, 03/07/2017 n° 117, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 02/08/2017.

In particolare l’art. 30 della citata normativa prevede che  l’organo di controllo debba vigilare oltre che sull’osservanza della legge e dello statuto anche sul rispetto dei principi di corretta amministrazione, incluse le disposizioni del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, qualora applicabili, nonchè sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile e sul suo concreto funzionamento.

Il riferimento esplicito alla disciplina della responsabilità amministrativa degli Enti ex Dlgs. 231/2001 impone pertanto alle società ed associazioni del terzo settore una seria riflessione in ordine all’opportunità di dotarsi di modelli di organizzazione e gestione 231.

La necessità dell’introduzione dei suddetti modelli era peraltro già stata affermata nella Delibera 32/2016, al Paragrafo 12, emessa dall’Autorità Anticorruzione (ANAC) nella quale si esortava le stazioni appaltanti “a verificare l’osservanza, da parte degli organismi no-profit, delle disposizioni di cui al D.Lgs. 231/2001”. Gli enti no-profit, si legge, “devono dotarsi di un modello di organizzazione” e devono  “procedere alla nomina di un organismo deputato alla vigilanza sul funzionamento e sull’osservanza del modello e all’aggiornamento dello stesso”.



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