Il Garante per la privacy boccia il reddito di cittadinanza

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Privacy e reddito di cittadinanza

Secondo il Garante per la privacy, la legge sul reddito di cittadinanza, così come precedentemente l’attuazione della fatturazione elettronica, violerebbe pesantemente la normativa sulla privacy.

Tale giudizio tutt’altro che benevolo è contenuto nel documento web 9081679 pubblicato sul sito istituzionale del garante stesso.

Attraverso la tessera del reddito di cittadinanza, infatti lo Stato attuerebbe una forma sorveglianza di massa sui percettori del reddito.

Tale monitoraggio non troverebbe alcuna giustificazione in uno Stato di diritto; inoltre il decreto, sempre secondo il Garante, non preciserebbe minimamente le misure di sicurezza che si intenderebbero attuare per garantire la riservatezza dei dati.

Più precisamente, afferma il Garante, “Il decreto-legge contiene previsioni di portata generale, inidonee a definire con sufficiente chiarezza le modalità di svolgimento delle procedure di consultazione e verifica delle varie banche dati”. 

La criticità dei controlli

Ancora il Garante evidenzia come “alle attività di monitoraggio centralizzato e sistematico degli acquisti effettuati tramite la carta – suscettibili di comportare l’acquisizione anche di dati particolarmente sensibili – si aggiungono i controlli puntuali sulle scelte di consumo individuali.” Ebbene questi controlli, secondo la legge, dovranno essere condotti dagli operatori dei centri per l’impiego e dei servizi comunali.  Al momento però non sono state minimamente definite le procedure e i criteri  di legge per eseguire i controlli.

Il  Garante conclude, infine, il proprio intervento con una stoccata finale che non risparmia nemmeno il sito istituzionale dedicato al reddito di cittadinanza la cui privacy policy, ovvero l’informativa privacy, non sarebbe a norma di legge. 

 



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