Risarcimento danni per negligenza medica

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Il fatto

Parliamo di risarcimento danni per negligenza medica, per la precisione di danno da ritardata diagnosi.

E’ il  caso in cui i medici, per errore, sottovalutano una malattia omettendo di fare tutto il possibile per salvare o allungare la vita del paziente.

Questa situazione configura, secondo la giurisprudenza, una perdita della chance, cioè della possibilità per il paziente di beneficiare di tutte le cure disponibili, quand’ anche puramente palliative.

La storia, questa volta, riguarda una donna alla quale, sottopostasi a mammografia, venivano riscontrati dei noduli al seno di natura benigna, ragion per cui i medici non procedevano ad ulteriori approfondimenti, mentre, invece, consigliavano alla donna di ripassare per un nuovo controllo dopo alcuni mesi.

Senonché al successivo controllo, una nuova diagnosi evidenziava la presenza di un tumore maligno peraltro molto aggressivo, per cui si procedeva all’asportazione radicale della mammella e a cure chemioterapiche invasive oltre a due interventi di chirurgia plastica.

La causa civile

La donna promuoveva giudizio per ottenere il risarcimento del danno da ritardata diagnosi; chiedevano il risarcimento anche il marito e i figli minori a fronte del danno patito per la sofferenza e l’impegno assistenziale prestato verso la moglie e madre, peraltro, successivamente deceduta a seguito della malattia.

Il verdetto

La domanda di risarcimento danni per negligenza medica, respinta in primo grado, arrivava fino al giudizio di Cassazione in cui trovava parziale accoglimento nella sentenza 8641/2019.

I Giudici della Suprema Corte, infatti, non condividevano la difesa della struttura sanitaria che si era opposta al risarcimento sostenendo che il male era incurabile.

Secondo la Corte, invece, “anticipare il decesso di una persona già destinata a morire perché afflitta da patologia, costituisce pur sempre una condotta legata da nesso di causalità rispetto all’evento morte ed obbliga chi l’ha tenuta al risarcimento del danno.”

In buona sostanza la giustificazione “tanto era destinata a morire” non ha alcun valore se si dimostra che le scelte o le omissioni dei medici hanno in ogni caso aggravato o velocizzato il decorso della malattia.

 



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