Tatuaggi e copyright

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La diffusione dei tatuaggi e la tutela del copyright

E’ oramai una realtà conclamata. Il numero delle persone tatuate nel mondo occidentale sta per superare quello delle persone che invece ha deciso di rinunciare al piacere di un tatoo.

Ma quanti si sono mai chiesti se il tatuaggio sia coperto dalla normativa sul copyright?

Se ritenete che questa sia una domanda senza senso, forse è il caso di approfondire l’argomento.

I casi più famosi

Sicuramente uno dei casi più eclatanti è quello relativo al tatuaggio Maori fissato sul volto di Mike Tyson.

Nel 2011, infatti, l’autore del tatoo, Victor Whitmill, citava in giudizio niente meno che la Warner Bros colpevole di aver prodotto e distribuito il film “Una notte da Leoni 2”, in cui uno dei personaggi, dopo una notte di eccessi, si ritrovava al mattino con stampato in faccia un tatuaggio del tutto simile a quello di Tyson.

La vertenza in quel caso fu composta con una transazione tra le parti i cui termini ovviamente sono rimasti riservati.

Va detto che nel film aveva una piccola parte anche Mike Tyson, la qual cosa, a me pare già una ragione sufficiente per comporre la lite.

Un altro caso assurto all’onore delle cronache ha invece riguardato il tatuaggio recante la scritta “Chosen 1” (il prescelto) che il cestista Lebron James porta sulle spalle.

Nel 2016, infatti, lo studio di tatuaggi Solid Oak Sketches ha  citato in giudizio la società Take-Two e Visual Concepts, sviluppatrice del videogioco  NBA 2K16 per aver quest’ultima riprodotto il tatuaggio sulle spalle dell’avatar del cestista.

La causa è tuttora in corso, vedremo come andrà a finire.

La questione giuridica

Il quesito giuridico è se gli atleti, o più in generale, le persone siano titolari dei diritti d’autore sui loro tatuaggi oppure se tali diritti appartengano ai loro tatuatori.

A leggere il Copyright Act, cioè la legge sul copyright vigente negli Stati Uniti, davvero non si ravvisano grossi ostacoli alla protezione del copyright in favore del tatuatore. Per le opere dell’ingegno infatti la normativa americana richiede sostanzialmente due presupposti: 1) l’originalità 2) la fissazione dell’opera su un supporto fisico.

Entrambi questi elementi in effetti sembrano essere presenti. Infatti il concetto di originalità viene solitamente interpretato dai Tribunali americani in modo molto blando; lo stesso avviene nei Tribunali Italiani. La questione del copyright si pone, quindi, per tutti i tatuaggi che evidenzino un minimo di personalizzazione.

Per quanto poi riguarda la fissazione dell’opera su un supporto fisico, trattandosi di tatuaggi permanenti, nulla sembra precludere che il supporto possa essere costituito dalla pelle del soggetto tatuato.

Inutile dire che il caso ha suscitato ampio clamore ed un acceso dibattito tra gli esperti di copyright.

Chi sostiene  la posizione dei “tatuati” si affida al cosiddetto “fair use”, cioè ritiene che la riproduzione del tatuaggio costituirebbe un’eccezione alla regola e, quindi, non necessiterebbe di alcun consenso dell’autore. Altri, invece, hanno affermato l’esistenza di una sorta di licenza implicita secondo cui i diritti d’autore sarebbero trasferiti alla persona tatuata nel momento stesso della creazione dell’opera.

Conseguenze pratiche

Se la causa che ha per oggetto il tatuaggio di Lebron James  dovesse concludersi a favore dello studio dei tatuatori, per paradosso ogni persona tatuata rischierebbe di non avere più il pieno controllo della propria immagine, ben potendo essere citata dal suo tatuatore anche soltanto a seguito della pubblicazione di una fotografia in cui compare la parte del corpo recante il tatuaggio.

In tal caso, l’unico modo per prevenire tale eventualità a dir poco assurda, sarebbe quella di farsi cedere tutti i diritti d’autore al momento della creazione dell’opera.

Peraltro, in Paesi come l’Italia in cui esiste anche il diritto morale  d’autore che è indisponibile e non solo quello patrimoniale, la persona tatuata non potrebbe nemmeno modificare il tatuaggio se non previo consenso del suo tatuatore.

Quando è il tatoo a violare il copyright

Un’ultima domanda prima di cominciare ad incidere.

Poniamo che si decida di portare con orgoglio  l’immagine di Lara Croft del celebre videogioco Tomb Raider.

Si viola il copyright in questo caso ?

La risposta è sì, inoltre della violazione è responsabile non solo il tatuato, ma anche il tatuatore. Il suggerimento, quindi, è quello di scegliere disegni che non siano evocativi di loghi o personaggi coperti dal diritto d’autore.  Per dire, al posto di Lara Croft, fatevi tatuare Cleopatra, i cui diritti dovrebbero essersi estinti da qualche tempo.

Conclusioni

Forse quest’articolo può far sorridere e, qualcuno probabilmente storcerà anche il naso. A me pare, tuttavia, che, senza nulla togliere all’arte del tatuaggio, quello che vi ho descritto è un classico esempio di danno da iper-regolamentazione o da protezionismo estremo che finisce per contraddire la stessa natura dell’arte a cui la protezione viene riconosciuta con effetti negativi sull’ attività creativa.



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